“Exploring life through Shakespeare; exploring Shakespeare through life”.
Come esiste un Ur-Faust, esiste un Ur-Willy. Come esistono vari Folio dell’opera shakespeariana, esiste un antico Willy e un Willy nuovo.
Non fraintendetemi. Nonostante un certo delirio di onnipotenza innato e non del tutto estirpabile, non ho nessuna intenzione di paragonarmi a Goethe o a Shakespeare. Però, come diceva Woody Allen riferendosi a Dio, “a qualcuno dovrò pur ispirarmi”; e inoltre – aggiungo io – vorrei tenere fede a questa cosa dell’Araba Fenice, mito al quale sono legato da sempre. Il pennuto in questione aveva l’abitudine di morire bruciato e poi rinascere dalle proprie ceneri. E così io. Chissà perché, ogni tanto sento questo masochistico bisogno di auto-distruggermi e poi, due secondi dopo, di ri-crearmi. Una fatica improba che mi auto-propino da sempre, intima della mia natura di Sagittario – tutti sanno ormai che mi interesso di astrologia, shakespeariana e non – che non mi permette mai di accontentarmi di morire in pace.
Indi per cui ho distrutto la vecchia pagina facebook “Lo zio Willy, un esploratore shakespeariano” e poi ho creato la nuova pagina “Willy, l’esploratore shakespeariano”. Non posso promettervi che durerà per sempre o che mi sopravviverà. Considero ogni forma di promessa un tradimento annunciato. Se la promessa viene mantenuta, è una banalità. Se viene disattesa, si può argomentare che è legittimo della natura umana cambiare idea. Solo un cretino non cambia mai idea. Conoscendomi, probabilmente fra qualche anno mi verrà voglia di distruggere pure lei, poveretta. Tutto passa. Solo la vita resta.
Filosofia a parte, qualche specificazione interessante – ma interessante per chi? – circa il nome, un po’ diverso dal precedente. Cade “Lo zio” e resta solo Willy. “Lo zio” non era altro che il refuso di un affettuoso appellativo che alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano (che ho frequentato da ragazzo, dal 1996 al 1999) certi alunni riservavano all’allora Direttore Enrico d’Amato, grandissimo insegnante. Lo chiamavano appunto “Lo zio Henri”. Ciò deve essermi rimasto in qualche modo nella testa. E quando ho creato l’esploratore shakespeariano gli ho dato l’appellativo di “zio”. Oggi mi sembra superfluo, e non del tutto autentico. E poi nel tempo l’affettuoso epiteto si è anche imbastardito dopo i vari J-Ax & Co. Vorrei specificare che non ho nulla contro J-Ax, che sia chiaro. È solo che non vorrei che il povero Shakespeare fossi in qualche modo associato allo slang milanese. Nemmeno io sarei capace di tale dissacrazione.
Un altro minuscolo cambiamento, ma fondamentale. Sono le cose minuscole a segnare la maturazione di un uomo. Non sono più “un” esploratore shakespeariano, ma “l’” esploratore shakespeariano. Cioè l’unico, come a dire il sommo. E qui, provate pure a smentirmi. Scusate l’attacco narcisistico, ma a un certo punto bisogna essere onesti e dare a Cesare quel che è di Cesare: come me non ce n’è. Quello che so io, non lo sanno neanche ad Oxford. Quello che so io, non lo sapeva di sé neanche Shakespeare in persona.
E dunque, ecco a voi, il nuovo ultimissimo… me. Cioè, non l’ultimissimo. Solo il più recente.
ps:
Il sito resta – per ora, per ragioni tecniche – ancora “loziowilly.com”
EP alias Willy