“Che cosa volete tanto, voi cani,
a cui non piace né la pace né la guerra?”
(Coriolano, I, 1)
Ultimamente diverse persone mi dicono, anzi, mi intimano di stare calmo. Ho deciso dunque di applicare per circa trenta minuti (il mio massimo possibile) il loro preziosissimo consiglio e di scrivere la mia rubrica in elogio a noi fottutissima gente irascibile, stressata, ansiosa, che più di una volta pariamo il più mite deretano di quelli che calmi ci sanno stare. Eccome! Talmente calmi che a noi altri ci viene l’infarto. Talmente calmi da non considerare mai le coordinate di spazio e tempo, o il concetto di rischio, o altre belle cosette riservate a quelli come me che quotidianamente vengono additati come isterici. Fanculo, scusate! Siete una massa informe di ipocriti passivo-aggressivi con le fattezze di un gigantesco budino umano.
Quello che voi pachidermi non sembrate capire è che anche a me piacerebbe tanto starmene, come voi, tranquillo tranquillo su una spiaggia caraibica – fisica o mentale – a non fare nulla. E anche a me piacerebbe che l’orologio – quella snervante diavoleria che fa inesorabilmente tic-tac – fosse solidale coi miei problemi e galantemente mi aspettasse ogni volta che mi trascino. Anche a me piacerebbe che quelle due maledettissime lancette avessero pietà di me e dell’umanità intera, maledetta razza costretta in corpi di carne caduca . Anche a me piacerebbe che splendesse sempre il sole, che non esistessero i pazzi in autostrada, le buche nell’asfalto, il Fattore X, l’incognita non prevedibile, e altre misteriose amenità create da questo stronzo universo imparziale che se ne frega di me e di te e di quanti sogni entrambi teniamo nel nostro cassettuccio. La cosa divertente però è che tali ameni scherzi di Dio esistono. E se è vero che la mia ansia un giorno mi porterà all’infarto, è anche vero che la “vostra” calma ricorda la vèrve di una salma egizza, e che è proprio in virtù di tale millenario sprint che arriverete tardi a quell’appuntamento al quale tenete tanto. Quindi, cari i miei calmissimi Tutankamon che avete avuto la fortuna di essere nati privi del gene dell’ansia, è grazie a gente come me, che oltre alla propria ansia si deve fare carico dell’assenza pneumatica della “vostra” (ben celata o taciuta) che arriverete in orario. Voi mi direte: meglio arrivare tardi a un appuntamento che in anticipo al proprio funerale. È vero. Concordo. D’accordissimo. Però, nel mentre, vi fa un gran comodo che io, coi sudori freddi, vi ricordi di sbrigarvi. Vero?
Da parte mia posso assicurarvi che attendo l’infarto con gioia, anzi, con struggente trepidazione. Sarà una liberazione. Sarà meglio del 4 di luglio per gli Americani. Sarà come trovare il Santo Graal. Se la chiamano “pace eterna” allora vorrà dire che dopo me ne starò eternamente in pace. Giusto, no? E giuro che se c’è la fregatura, farò causa a San Pietro o a chi di dovere. Giuro che se c’hanno ragione i Buddisti e mi rincarno, mi ammazzo di nuovo subito, anche se sono una vacca o un criceto. Col cavolo che rifaccio tutto da capo!
Io so che sarò fra i primi qui a lasciarci le penne. E proprio grazie alla mia ansia, al fatto che non sto mai calmo. Ma che vittoria la mia, starmene al sicuro sulla mia nuvoletta al riparo da voi altri calmissimi rompicoglioni.
EP alias Willy