WILLY del sabato / rubrica

Le prove di “Dateli a me questi fiori” con Elisa Galvagno (2015)

Secondo me, la verità è la cosa più potente che ci sia. Non so se la verità trionferà mai. Ma so che è la cosa che mi auguro, il mio ideale più grande. Credo fermamente che la verità apra tutte le porte. Anzi, che le sfondi.

Certo, proprio in virtù di questa sua forza che ogni ipocrisia distrugge, non sempre è utile dire la verità, non sempre è saggio, non sempre aiuta. I rapporti umani necessitano, ogni tanto, di qualche bugia, se detta a fin di bene. Ma comunque, la verità va detta “dentro”, nel proprio cuore, o coscienza – come meglio preferite – altrimenti senza verità non c’è giustizia.

Sono un uomo fortunato. Ho avuto la fortuna di nascere, non per merito mio, in un luogo, in una società, in un nucleo familiare, che mi hanno dato un letto caldo e pane da mangiare. E molto più di questo. Non ho fatto nulla per essere nato dove sono nato, in questo luogo fortunato. Non è merito mio.  Allo stesso modo ci sono persone che non hanno fatto nulla per nascere in luoghi e contesti meno fortunati del mio. Ci sono esseri umani, ad esempio, che non hanno fatto nulla per nascere in luoghi del mondo dove si muore di fame. Non c’è alcuna ragione perché io non mi alzi domattina dal letto e non prenda un aereo per andare ad aiutare quelle persone. Ogni mattina io scelgo di non prendere quell’aereo e di non andare ad aiutare persone meno fortunate di me. Ogni mattina io mi prendo cura di me e della mia vita, e non di loro. È una mia scelta. Non ho alibi. Questa è la verità.

È perfettamente inutile che io tenti di difendermi dicendo “sì, ma…”. Nel momento in cui io affronto ogni mia giornata, in Italia, a Roma, a casa, e combatto per un palcoscenico, e poi la sera vado a letto e mi guardo un bel film in tv, ci sono esseri umani come me, nati su questo pianeta come me, con corpi fatti di muscoli e sangue, capaci di ridere e piangere e soffrire il solletico – direbbe Shylock ne “Il mercante di Venezia” –  proprio come me, che combattono per un po’ di pane. Molti muoiono. Così è.

Dunque, io continuerò a fare la mia vita. Continuerò a scegliere “me” e non loro. Ma almeno – per carità, vi prego! – diciamo la verità. Forse dicendola guadagneremo una prospettiva più umana sulle nostre vite fortunate, ansiose, isteriche, lamentose, ingiuste. Il mondo è un luogo ingiusto.  Il mio desiderio più grande è che diventi un po’ più vero.

Enrico Petronio

 

 

 

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